Ricomincio da dove lo avevo lasciato domenica 28 maggio scorso, giorno delle Filippiadi http://bit.ly/2rzmtdp
E lui è li maestoso e potente, pronto ad accoglierti come una mamma premurosa fa con il suo bambino.
Era da qualche tempo che avevo deciso di fare un’uscita da solo nel bosco, non ai ritmi delle Filippiadi ma a un ritmo un po’ più sostenuto.
Dopo aver pianificato il percorso da fare, eccomi qui a salire verso Masseria Bruno: prima salita importante, quella che se ti fermi fai prima a tornare a casa piuttosto che andare avanti.
Fiato corto all’imbocco del tunnel che gli alberi hanno formato lungo il sentiero che costeggia il muretto a secco in direzione NE, i polmoni iniziano a bruciare e decido di accelerare girandomi verso NO all’imbocco dell’ingresso del Bosco delle Pianelle.
Il profumo del timo selvatico che mi ha accompagnato fino ad ora si immischia con quello della terra rossa e delle foglie secche…e la mente si svuota completamente quando, all’incrocio con il sentiero del Cinghiale, imbocco una maestosa salita che mi porterà nella zona NE del bosco.
Arrivo al piano.
Nell’incrocio con il sentiero della Grotta, che porta al Trullo della Grotta, decido di addentrarmi nel bosco – la prossima volta mi affaccio sul panorama che abbraccia tutto l’arco jonico.
Il fiato migliora e recupero facilmente anche le gambe sfruttando il piano e la discesa che mi porterà, girando verso destra, a Masseria Piovacqua e quindi ad uscire dal Bosco.
Salita comoda, panorama mozzafiato: le leccarde, le querce si innalzano maestose creando un cono d’ombra talmente fitto che la frescura creata è un sollievo dopo la salita quasi tutta al sole.
La mente è vuota! Svuotata di tutto lo stress, i pensieri, le preoccupazioni degli ultimi giorni. Il Bosco ha l’innato potere di liberarti la mente di riportarti ad una dimensione più naturale.
Dopo aver attraversato la ss589 mi addentro nuovamente nel Bosco sfruttando la strada che porta a Masseria Pianelle.
Altro magnifico corridoio: le querce secolari che costeggiano il sentiero a destra ed l’alto muretto a secco a sinistra creano uno scenario stupefacente, che mi affascina sempre, ogni volta che ci passo, in tutte le stagioni dell’anno.
Ingresso nel Bosco da NE.
Imbocco la fine del sentiero del Ciclamino mi conduce in uno spiazzo ampio e frastagliato da mille raggi di sole che sono riusciti a farsi spazio tra i rami e lui è li maestoso, scuro e cupo da far paura, ma pur sempre maestoso. Mia figlia ama chiamarlo l’albero incinta – per via di una grossa “palla” creatasi quasi alla base del troco di questo magnifico faggio secolare.
Continuo diritto seguendo il sentiero del Ciclamino addentrandomi sempre più nel cuore del Bosco.
In questa zona zero sole ed una frescura quasi fastidiosa – sono sudato, l’andatura sono riuscito a tenerla su una costante di 6km/h.
Quand’ecco il sentiero che scende dall’ingresso N del Bosco, questo vuol dire che ci siamo, siamo vicini a LUI.
L’albero del Capitano.
Una sontuosa quercia secolare, al centro del Bosco, punto di riferimento cardine per chi fa sport in questo Bosco.
Imponente. Le sue foglie, colpite dal sole al tramonto, sembrano argentate.
Proseguo diritto, non posso fermarmi per non spezzare il ritmo, seguendo la strada interpoderale utilizzata da chi si occupa della pulizia e gestione del Bosco.
Dovrei trovare un sentiero, non segnalo ma ben visibile, che si inerpica sulla sinistra.
Un bel sentiero che mi ha fatto scoprire un amico, ripido, di media difficoltà (tutto sommato) che si inerpica dolcemente sul costone della collina fino al punto in cui la pendenza aumenta improvvisamente fino all’altra strada interpoderale che ci porta fuori dal Bosco.
Il sentiero non lo vedo. Non vedo neanche quello che mi può portare alla Foggia – eppure è segnalato.
Consapevole mi ritovo nella zona S del Bosco in direzione del sentiero del Pettirosso.
Il sentiero del Pettirosso, o salita del Pettirosso, è una salita di circa 850m che progressivamente sale, con punti dalla pendenza assurda, fino alla strada che ti porta a quello che viene considerato l’ingresso principale del Bosco.
La affronto di buona lena, forse anche troppa perché nella zona finale mi ritrovo a zero respirazione, zero fiato, zero gambe, ma finisco il sentiero ed esco sulla strada – dopo la curva c’è la sbarra d’ingresso.
Centro visite. Rifornimento acqua e discesa verso Crispiano utilizzando lo stesso sentiero da cui sono entrato.
Arrivo al punto in cui ho parcheggiato la macchina che sono le 20:30, il sole è di un rosso fuoco li per li per spegnersi nella notte.
Tempi rispettati, molta soddisfazione, un po’ di stanchezza che comincia a farsi sentire.
Distanza 16,3km
Tempo 2:32:56
Velocità media 6,4km/h
Dislivello complessivo 350m
Altitudine massima 462m