La pozzanghera e i girini

Da qualche anno vivo in una casa nelle colline a sud di Reggio Emilia. Lavoro a scuola e mi sposto in macchina tutti i giorni per raggiungere la sede.
La quarantena è arrivata a fine febbraio e si è imposta un po’ alla volta ma in modo inesorabile: prima una settimana di chiusura delle scuole, poi 2, poi un mese, poi…… scadenza indefinita. Lezioni on line, riunioni in videoconferenza, spesa saltuaria, anche quella spesso on line…   Non sono più uscita dal piccolo borgo in cui vivo, ma…. le passeggiate non mi sono mancate. Essendo luoghi poco frequentati, sospesa la caccia, vietati il ciclismo su strada e su pista, nonché l’escursionismo dalla città, ho potuto viaggiare nel piccolo mondo che mi circonda. Luoghi che avevo già frequentato si sono aperti al mio sguardo con una luce nuova, diversa: colori, sfumature, cambiamenti graduali della stagione, suoni e rumori di animali colti nella loro quotidianità….e una pozzanghera, una banale chiazza umida nei pressi di un torrente. In altri tempi l’avrei forse ignorata, avrei tirato dritto nella fretta di arrivare alla mia meta e rientrare entro i tempi stabiliti per mantenere il ritmo quotidiano…. invece ora vedo, osservo, scopro: ammassi gelatinosi giallognoli e verdastri galleggiano nel piccolo specchio d’acqua. Uova. In alcune si intravedono piccole sagome nere, embrionali. Future rane…forse.

Da allora ogni giorno torno alla pozzanghera. I girini sono nati e nuotano veloci, ma non piove e rischiano di disidratarsi insieme alla pozzanghera. Così quasi tutti i giorni, muniti di sacchetti e annaffiatoi, camminiamo per raggiungere il nostro microcosmo acquatico e versarvi secchiate d’acqua. Le nostre passeggiate ora hanno uno scopo: mantenere la vita in una pozza d’acqua.

Il gracchiare delle rane accompagnerà le serate estive che verranno… e non avremo camminato “a vuoto”.

Elena e Tarsicio