Ma perché adesso per fare trekking bisogna anche allenarsi? La risposta in realtà non è affatto banale e necessita di qualche precisazione preliminare. Innanzi tutto sfatiamo un mito: l’escursionismo non è uno sport; è molte altre cose, ma non uno sport. Per questo ritengo da sempre poco affini al senso del camminare considerazioni di ordine prestativo. Non è la prestazione che fa la qualità del nostro andare. Spesso sento escursionisti fare affermazioni del tipo: il cartello diceva 6 ore, noi ce ne abbiamo messe solo 4. Praticamente una gara con un cartello. Ma quante cose si sono persi con quelle due ore in meno di cammino? Quando parliamo di allenamento non intendiamo una serie di esercizi volti a migliorare la prestazione nel trekking. Questo significa che chiunque in qualunque forma fisica si può cimentare in un’escursione? La risposta, ovviamente è no. Per una serie di motivi. Se è vero, infatti che per un’escursione di una giornata senza particolari difficoltà tecniche (dislivello, fondo, orientamento etc.) una persona in buona forma fisica ha tutte le carte in regola per godersi la giornata è altrettanto vero che bisogna capire cosa significa “in buona forma fisica”. Che non sta a significare l’assenza di patologie (non ho il raffreddore, non ho mal di gambe, nessun problema alla schiena), quanto più che altro uno stile di vita attivo. Una persona senza particolari patologie che conduce uno stile di vita molto sedentario, davanti ad un’escursione anche semplice può andare incontro ad un affaticamento eccessivo e questo si traduce, inevitabilmente in una giornata rovinata (senza parlare del giorno dopo). A nessuno piace rimanere distanti dal gruppo (non voglio neanche pensare che chi non è abituato a fare trekking possa anche lontanamente immaginare di iniziare da solo), e sebbene un buon gruppo tenterà di camminare allo stesso ritmo del più lento, questo sarà portato a “tirare” un po’”, con conseguenze nefaste sull’umore proprio e degli altri, tenderà a fermarsi spesso, a trascinarsi e a lamentarsi, concentrandosi solamente sul momento in cui arriverà e potrà riposare. Intanto la natura e il paesaggio scorrono intorno a lui, inosservati.
All’aumentare delle difficoltà tecniche, poi, anche persone attive possono andare incontro a difficoltà di vario tipo (fiato, muscoli, irrigidimento degli arti, etc.). Il tipico esempio è: “certo che ce la faccio a fare 8 km oggi, io cammino tutti i giorni per 6 km per andare al lavoro”. Purtroppo camminare su un marciapiede in piano non è così allenante per coprire una distanza di poco superiore con un dislivello importante e su un sentiero di terra battuta e pietre. A metà strada la differenza inizierà a farsi sentire perché il corpo si sta muovendo in un ambiente molto più complesso di quello cui è abituato e per avanzare fa una fatica molto superiore.
Quindi? Come ci alleniamo per l’escursione?
Camminare è di per sé uno dei gesti più naturali che il corpo umano sia in grado di fare (siamo stati progettati per questo), inoltre come in ogni attività il migliore allenamento è la pratica. Quindi di sicuro per affrontare al meglio qualunque escursione il segreto è cimentarsi frequentemente e gradualmente su terreni e pendenze variabili. Camminare per 6/7 Km due/tre volte la settimana, anche in città, cercando di variare le condizioni di cammino dà una buona preparazione (l’importante qui è la varietà di situazioni!). Diversa cosa sono invece le escursioni più impegnative dal punto di vista fisico o i trekking di più giorni con molte ore di cammino e brevi tempi di recupero. In questo caso, per affrontarli al meglio, sarebbe opportuno un allenamento un po’ più aerobico, quindi 7/8 km di corsa leggera un paio di volte la settimana sono un buon inizio.
Esistono poi problematiche specifiche che pur non ricadendo nel patologico (per quelle serve, ahimè uno specialista), possono incidere sulla qualità della nostra escursione. Tutti abbiamo i nostri punti deboli e sono proprio quelli che dovremmo allenare (ma anche quelli che trascuriamo più spesso perché sono fonte di frustrazione). Se ad esempio il fiato può essere allenato come detto sopra, durante un trekking possono affacciarsi numerosi ostacoli al buon andamento dell’escursione. Problemi di equilibrio, difficoltà nel superare gli ostacoli sia scavalcandoli, sia passandoci sotto (rocce, alberi caduti, buche), mancanza di forza ove si renda necessaria (tirare su lo zaino etc). In tutti questi casi (che sembrano esulare dall’allenamento per l’escursionismo ed invece ne sono parte integrante, perché il bello del camminare in natura è che non è MAI facile, che ci sono sempre piccole difficoltà e imprevisti da affrontare), le doti di equilibrio, forza, propriocezione e abilità possono essere allenate in diversi modi. Ne indico tre che a mio parere aiutano alla grande a muoversi in un contesto naturale in modo più efficiente e sicuro.
1)L’arrampicata sportiva, anche in palestra. E’ una disciplina che incrementa in modo esponenziale le doti di equilibrio e forza. Dona grande fiducia in se stessi e accresce l’attitudine a superare gli ostacoli e a “risolvere problemi” del corpo nello spazio. Tra tutte è quella che, però, ha la necessità di un po’ di coraggio e di pazienza per prendere “padronanza con il mezzo”;
2) Lo yoga. Ultimamente questa disciplina ha abbandonato la nomea di ginnastica per anziani o di meditazione per figli dei fiori ed è stata riscoperta anche a livello fitness. Il perché è molto semplice: aumenta la flessibilità, migliora il tono muscolare, il controllo del corpo e la propriocezione (capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio). Aumenta la capacità di concentrazione, migliora la respirazione. Molti arrampicatori di livello (e anche sportivi di varie altre discipline) praticano yoga come naturale complemento dell’attività. Anche in questo caso dovrete avere pazienza prima di entrare nel meccanismo;
3) L’allenamento funzionale. Si tratta di una disciplina abbastanza recente praticata soprattutto in palestra e nonostante io non ami particolarmente quel mondo, devo ammettere che ha una sua valenza. Si tratta di circuiti che alternano fasi di impegno muscolare moderato a fasi cardio, solitamente a corpo libero, quindi senza o con scarsissimo utilizzo di pesi. Il funzionale è concepito come ausilio ad altre attività (anche se vive di vita autonoma) e può quindi essere modulato in base alle esigenze di allenamento. Forza, miglioramento del funzionamento del sistema cardiocircolatorio, abilità motoria (capacità di fare cose con il proprio corpo) e coordinazione sono le principali aree di efficacia. Qui non serve particolare pazienza ed è un approccio più dinamico.
Ovviamente questi suggerimenti sono pensati a completamento di e non in sostituzione della pratica del cammino. I n qualunque caso, come detto prima, il punto di partenza è abbandonare la vita sedentaria e mettersi in moto. Camminando, correndo, facendo sport. L’allenamento non deve essere un modo per camminare più velocemente (lo so l’ho già detto..), ma uno strumento per camminare meglio, sentirsi più agili, godersi appieno ogni singola escursione nel contesto naturale.