Per ogni escursionista lo zaino è l’elemento essenziale. E’ il nostro miglior amico e contemporaneamente il nostro peggior nemico. Contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno, il nostro cibo, la nostra acqua, l’essenziale per ripararci e però…. Però pesa. Lo zaino è il nostro peggior nemico essenzialmente perché ci rappresenta, rappresenta quello che siamo. Io, ad esempio che sono tendenzialmente un po’ disordinato riscontro perfettamente questa attitudine nella difficoltà di fare lo zaino. Sono anche poco metodico e quindi se non mi impongo di preparare tutto la sera prima è quasi certo che la mattina dell’escursione dimenticherò qualcosa, questo perché non ho l’attitudine a “viaggiare in automatico” quando preparo lo zaino. Sono certo che se ci pensate, il modo in cui preparate questo fido assistente dice molto di voi. Il pericolo è dietro l’angolo in entrambe le direzioni: portare troppo poco o troppo. Ma anche la disposizione degli oggetti al suo interno può fare la differenza. In una breve escursione senza particolari difficoltà tecniche la scomodità di uno zaino mal preparato tende a ridursi fino quasi a sparire, ma le cose cambiano ed in maniera esponenziale all’aumentare di grado tecnico, chilometraggio, dislivello. Qui l’abbondanza di attrezzatura si farà sentire eccome sotto forma di invocazioni a divinità di cui ignoravate l’esistenza fino a pochi momenti prima. La leggerezza, di contro è fantastica fin quando va tutto bene, con tempo esattamente come lo avevate previsto e nessun imprevisto lungo il sentiero. Ma basterà una brezza più fredda una volta in cima e maledirete di non aver portato quella maglietta in più.
Ovviamente esistono tanti distinguo e situazioni e uno zaino per tutte le occasioni, in realtà non esiste, soprattutto quando si passa dall’escursione di una giornata ad un trekking itinerante di più giorni. Vale comunque sempre il principio, banale, ma difficile da applicare che è necessario trovare un compromesso quanto più possibile vicino alla propria perfezione fra essenzialità – peso – disposizione.
In effetti questo può essere considerato il triangolo magico della composizione di ogni bagaglio (è un esercizio mentale che mi ha aiutato molto anche in tante occasioni, perché ragionare in questi termini permette di scremare il necessario dal superfluo).
Sul discorso essenzialità e peso, che sono strettamente collegati, perché uno influenza direttamente l’altro, si potrebbe discutere un’eternità perché sostanzialmente ognuno ha la propria posizione (più che legittima, per giunta). Io tendenzialmente sarei portato a sposare la causa dell’essenzialità a oltranza. E’ comunque un buon esercizio riflettere su quante cose portiamo in escursione e se sono davvero così utili. La famosa riflessione: lo porto non si sa mai si traduce in peso e spazio accumulato sulla propria schiena. D’altronde è un po’ una caratteristica della nostra era quella di circondarci di cose spesso inutili che ci fanno sentire in qualche modo al sicuro. La riflessione è abbastanza banale: pensiamo solamente a quante cose non esistevano fino a poco fa ed ora sono considerate vitali. L’essenzialità è, o meglio dovrebbe essere, la regola base dell’escursionista, anzi una filosofia di vita perché la montagna, la natura ci insegna a viaggiare con poco, a lasciare dietro di noi nulla, a godere soprattutto dei momenti. Qualche tempo fa lessi un libro in cui l’autore lanciava la sfida delle 100 cose, ossia il tentativo di vivere possedendo 100 cose in tutto. Io penso che molti di noi quasi cento cose se le portino dietro ad ogni uscita.
Cosa mettere quindi nello zaino? A mio parere le cose veramente essenziali non sono molte:
Cibo e acqua (sempre e comunque minimo 1 l), vedi il mio articolo qui
Un capo impermeabile (giacca impermeabile o kway)
Una torcia (meglio se frontale) + batterie di ricambio
Carta dell’area
Una maglietta di ricambio
Un minimo di pronto soccorso
Questo in realtà potrebbe già bastare per affrontare serenamente una giornata di escursione. E’ ovvio che molti altri oggetti possono rendere l’escursione più gradevole e non c’è ragione di escluderli (macchina fotografica, binocolo), è una considerazione per dividere l’indispensabile dall’utile. Non servono zaini enormi né ultratecnici (badate bene che questo non significa che si può affrontare una giornata di cammino con lo zainetto con cui si andava alle medie, perché la schiena ne risente inevitabilmente). E’ necessario dotarsi di un buono zaino il cui rapporto qualità/prezzo sia confacente alla nostra attività escursionistica. Il discorso cambia in modo radicale se dobbiamo affrontare un trekking di più giorni, in questo caso il volume (ed il peso) aumenteranno inevitabilmente, così come le necessità (pensate solamente al necessaire per l’igiene personale). La ricerca dell’essenzialità in questo caso diviene vitale! E’ facilissimo nella preparazione di uno zaino per più giorni farsi prendere la mano dalle cianfrusaglie e accorgersi strada facendo dell’enorme divario di peso e gestibilità in confronto ad un escursionista più esperto e essenziale.
L’altro dato da tenere presente è la disposizione. Ovviamente la disposizione dei materiali all’interno dello zaino non varia il peso assoluto, ma può fare la differenza sulla comodità e il peso avvertito, soprattutto in escursioni di più giorni. Qui bisogna ricordare che i fattori da far quadrare sono due: il peso del singolo oggetto e l’accessibilità allo stesso. Non è una grande idea disporre le cose in modo da doversi fermare e svuotare lo zaino dieci volte per prendere uno snack da consumare mentre si cammina e magari avere nella tasca a cintura la torcia. Mentre per quanto comodo possa essere, disporre cose molto pesanti su un lato o nella parte esterna dello zaino alla lunga compromette la postura e fa avvertire fastidiosi dolori. In generale, comunque gli oggetti più pesanti vanno posizionati vicino lo schienale in posizione intermedia, davanti e sotto oggetti medio/leggeri da utilizzare una volta giunti a destinazione (cima, campo, hotel , etc). Nella parte superiore vanno stipati gli oggetti leggeri da recuperare nelle soste durante il cammino (guanti, giacchetti, etc). Nelle tasche a cintura o nelle tasche esterne dello zaino troveranno invece posto gli oggetti leggeri che possono tornare utili mentre si cammina; il caso classico? La bussola, ma anche caramelle, cioccolata.
Un ultimo consiglio. Nell’era del monouso e dell’usa e getta, mentre preparate lo zaino, tenete presente che si può risparmiare spazio e peso considerando che spesso gli oggetti che abbiamo intorno hanno più usi. Il poncho funziona egregiamente come telo isolante. Le stringhe delle scarpe possono essere un ricambio in caso di rottura dei lacci, ma funzionano da cordino etc etc. Insomma un po’ di consapevolezza in più nella preparazione dello zaino può aiutarci in escursione e a guardare con occhi diversi anche le nostre abitudini.