L’autunno non è una semplice stagione. L’autunno è un mondo di colori in cui entrare in silenzio e in cui lasciarsi trasportare dalle sensazioni che nascono nell’animo man mano che gli occhi si riempiono di quei colori… La temperatura dell’aria diminuisce, l’irraggiamento solare si riduce in intensità e in durata e il mondo vegetale reagisce: gli alberi richiamano la linfa vitale e la clorofilla, dato che durante la stasi invernale non avranno più bisogno di effettuare la fotosintesi per produrre il cibo che gli serve, e così si attiva quel processo sottrattivo che li colora di caldi toni. Sì, perché gli alberi non si colorano, anzi si decolorano… ciò che avviene è una decolorazione delle foglie: man mano che diminuisce la clorofilla, che le colora di verde, prendono il sopravvento altri pigmenti già presenti, come la xantofilla e il carotene che colorano di giallo e arancio e, con le temperature notturne più rigide, le antocianine che colorano di rosso le foglie. Il risultato è una cangiante magia di colori che evolve col passare dei giorni e dona al paesaggio tonalità spettacolari. Fra gli alberi che presentano colorazioni più intense vi sono i faggi, i frassini, le betulle, gli aceri e, nelle alte valli di montagna, i larici, conifere che sembrano voler stare a metà strada fra i sempreverdi e le caducifoglie visto che hanno gli aghi ma in autunno li perdono per rimanere spogli in inverno. E sono proprio i larici i protagonisti autunnali della Val Grande, una splendida e lunghissima valle alpina laterale della Valle Camonica, a ovest del paese di Vezza d’Oglio, che si sviluppa per oltre 20 km fino a raggiungere quel che resta del Ghiacciaio di Pietra Rossa a oltre 3000 metri di quota. Percorsa dall’omonimo torrente la valle deve il suo nome proprio alla sua estensione e al suo interno conta più di 250 cascine che anticamente venivano utilizzate per l’alpeggio. Inserita all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio è coperta in parte da foreste di larici e disseminata di laghetti e torbiere ed è un luogo privilegiato per i cervi che, durante la stagione degli amori fra metà settembre e fine ottobre, scorrazzano in lungo e in largo lungo i costoni erbosi e le arene di combattimento. Il loro richiamo, detto bramito, è udibile a chilometri di distanza, e ogni autunno la possibilità di vederli costituisce un’attrattiva per molti escursionisti. Nella parte alta della valle, in località Plas de l’Asen a 2047 m, si trova il Bivacco Saverio Occhi, punto di appoggio per le escursioni che richiede apposita prenotazione presso la Pro Loco di Vezza d’Oglio per poterne usufruire. Il bivacco è stato inaugurato il 25 settembre 1994 ed è dedicato alla memoria dell’alpinista Saverio Occhi, originario di Vezza d’Oglio, tragicamente caduto il 17 maggio 1992 mentre saliva in solitaria la parete nord del Lyskamm occidentale (vetta di 4470 m nel Massiccio del Monte Rosa). Per percorrere la lunga valle, con pendenza sempre molto moderata e in moti tratti pianeggiante, a parte l’ultimo tratto più ripido per raggiungere il bivacco, si può partire dai parcheggi delle località Grano o Tù, rispettivamente sulla destra e sinistra orografica della valle. Il percorso fino al bivacco è tutto su comoda stradina sterrata e lastricata che può essere percorsa agevolmente anche in mountain bike. Non resta che partire alla scoperta di questa meravigliosa e rilassante valle, magari accompagnati da una guida che possa farvi scoprire angoli nascosti lungo i sentieri che si inoltrano fra larici dorati in autunno e gli aspetti naturalistici che la valle offre. Sul canale You Tube “Emozione Natura GAE Roberto Ciri” trovate il video itinerario che ho realizzato per illustrare questa escursione in cui, su richiesta, avrò piacere di accompagnarvi. Rimanete aggiornati sulle escursioni da me proposte visitando la pagina “Emozione Natura – GAE Roberto Ciri” e il sito web www.emozionenatura.it Vi aspetto! 😉