Sento ancora i suoni di quella stupenda mattina. Era un giorno di primavera del 1984 al Parco nazionale d’Abruzzo.
I rapaci notturni salutavano l’alba, mentre io un po’ infreddolito salivo lentamente verso la cima del monte. I colori, i suoni, i fruscii, i richiami rendevano l’aria un groviglio di sensazioni inesplorate, il cuore batteva felice.
All’improvviso percepisco un rumore strano ma ritmato, sembrava quasi quasi una locomotiva, colpito dall’idea mi fermo e mi giro per verificare cosa succede e… “buongiorno!!” mi sento salutare, “‘’ngiorno” rispondo un po’ stupito.
Il tempo di capire che si trattava di una guardia del Parco e già questi era sparito dietro l’orizzonte.
Accompagnato da qualche camoscio prudente e discreto, dopo un po’ (!), arrivai anche io in cima. Il profumo di caffè mi aspettava, insieme alla grande cordialità di chi l’aveva preparato anche per me.
Quel giorno ho capito che avrei voluto lavorare in un Parco, quel giorno ho capito che il mestiere della Guida in natura è uno dei più belli al mondo.
Nei parchi USA, che ho avuto la fortuna di visitare più volte in compagnia di Maurilio Cipparone, il più grande esperto italiano del grandioso e invidiabile sistema di aree protette americano, ho imparato ad apprezzare il forte legame tra gestione ed interpretazione, tra comunicazione ed educazione, tra pianificazione e inclusione delle diverse componenti culturali e sociali della società.
In USA, infatti, la guida-interprete è un cardine della politica gestionale. Perché? Perché li, come da noi, come ovunque, è la Guida che fa da “front-office” per qualunque Parco. Se non c’è un forte coinvolgimento delle guide, se non c’è un forte legame culturale tra direttori e amministratori, tra guide e gestori delle aree protette… la gente lo percepisce.
Perché è vero che “nulla accade se prima non se ne entusiasma qualcuno”… la gente sente la motivazione, l’impegno, la passione e la condivisione delle Guide, sente la differenza da chi spiega qualcosa solo per portare a casa lo stipendio, senza passione, senza strumenti culturali, senza aggiornamento professionale, senza voglia insomma!
L’agenda politica dovrebbe rimettere al centro parchi e la conservazione della natura. L agente dovrebbe premere forte, su ogni personaggio politico di qualunque colore, perché l’ambiente e la natura, l’aria e l’acqua pulite fossero davvero politiche di tutti noi e per coloro che non sono ancora nati.
Prima che ci restino solo le cartoline ingiallite del mondo che fu.