Il magico presepe di Bariola

Siamo a Valli del Pasubio, un borgo montano ai piedi delle Piccole Dolomiti nella provincia di Vicenza. Bariola è una contrada del paese di Sant’Antonio, poco più su di Valli. Dal 2012 gli abitanti del luogo allestiscono un presepe, accompagnandolo da scene di vita quotidiana lungo le vie e dentro le case del borgo. La particolarità di questa natività sta nei personaggi, i cui volti sono quelli delle persone reali che abitano la contrada. Può capitare quindi di incontrare, camminando tale vie, il vero personaggio delle scene rappresentate.

https://www.presepedibariola.it/

https://www.escursionismo.it/dashboard/?dashboard=le-mie-escursioni&escursione=83449

https://escursionitrekking.it/evento/il-magico-presepe-di-bariola/

Le Parole d'Oro e la via degli Acquedotti del Nottolini

Se sei un amante del trekking, devi assolutamente provare almeno una volta nella vita il percorso della Via degli Acquedotti da Lucca a Pisa.

Questa esperienza indimenticabile si snoda lungo la variante sud della Francigena Toscana, seguendo il famoso Acquedotto Monumentale di Lorenzo Nottolini. Quest’opera, in stile romano, è una delle grandi meraviglie del capannorese, con le sue arcate che si estendono per oltre 3 chilometri attraverso le campagne pianeggianti di Lucca fino alle misteriose “Parole d’Oro”. Questo luogo deve il suo nome alle luccicanti lettere di ottone che risaltano sull’antico ponte.

Il percorso attraversa la frazione di Badia di Cantignano, giungendo poi alla Pieve di Vorno. Qui si trova il centro di accoglienza “Rio di Vorno”, dotato di ristorante e alloggio. Vorno è noto per le sue splendide ville, formatesi tra il Cinquecento e il Settecento, e per i suoi curati giardini, orti e frutteti.

Dalla Pieve di Vorno, il percorso continua verso l’Osservatorio Astronomico, situato sul Monte della Gallonzora. Questa stazione osservativa, in una zona priva di luci artificiali, offre una vista straordinaria del cielo notturno. Proseguendo verso il versante pisano, si entra nella Valle delle Fonti, un’area nota per la sua costante presenza d’acqua pura e leggera, apprezzata sin dall’antichità.

L’ultimo tratto del percorso segue il vecchio acquedotto fino alle mura di Pisa, dove troverai pace e ristoro dopo una lunga camminata immersa nella natura, tra sapori, panorami e curiosità. La Via degli Acquedotti è uno dei posti più affascinanti e inaspettati della Toscana.

Gli acquedotti storici non sono solo ammirevoli opere monumentali, ma rappresentano anche le radici che uniscono le città al mondo naturale che le circonda e le sostiene. Seguire il loro tracciato significa riscoprire il legame originario e insostituibile tra uomo e natura.

In Toscana, puoi vivere questa esperienza percorrendo la Via degli Acquedotti, un bellissimo percorso escursionistico tra Lucca e Pisa. Fino ai primi decenni del XIX secolo, l’approvvigionamento d’acqua della città di Lucca era affidato a pozzi sotterranei. Vista la scarsa qualità dell’acqua, nel 1822, Maria Teresa di Borbone affidò all’architetto Nottolini il compito di realizzare un acquedotto che attingesse alle fonti situate sui torrenti del Rio San Quirico e Rio della Valle. In poco più di dieci anni, Nottolini completò la costruzione dei 460 archi, che coprono una distanza di oltre 3 chilometri, portando acqua fino alle mura della città.

Oggi, l’acquedotto non è più attivo, ma la sua struttura è perfettamente intatta e segna la direttrice di questo trekking, permettendoci di leggere attentamente un paesaggio che unisce due terre vicine, dai monti, ai boschi, alla cucina genuina dalle origini contadine. Ingredienti semplici, usati con maestria, creano piatti sostanziosi e dal gusto deciso. È un cammino dove esplorare e riscoprire peculiarità distinte ma molto simili tra loro.

Arrivati a Pisa, un’ulteriore meta per chiudere in bellezza il giorno dopo il cammino è la visita all’Orto Botanico di Pisa. Fondato nel 1543 dal naturalista Luca Ghini, è il primo orto botanico universitario del mondo. Ospita piante dei cinque continenti: le succulente dei deserti africani e americani, le piante aromatiche della macchia mediterranea, le specie delle paludi toscane, numerosi alberi secolari e molte altre.

Sognare alle Eolie, terza puntata: nel paese fantasma di Filicudi

Terzo capitolo di questo nuovo diario di viaggio settembrino, che dopo i primi due episodi (link 1link 2) – entrambi a Salina – vede come protagonista principale l’isola di Filicudi. Un luogo chiamato con diversi appellativi misteriosi, le cui motivazioni non sono oggi del tutto chiare, e che in un remoto passato vantava sul proprio territorio un alto numero di bocche vulcaniche, oggi del tutto estinte.

È l’isola nota per il villaggio dell’Età del Bronzo ubicato a Capo Graziano (uno dei tanti vulcani spenti, peraltro), che ha dato vita alla denominazione di un ben preciso tipo di civiltà da parte degli archeologi, individuandone tracce in altri punti delle isole Eolie e mostrando affinità anche con culture geograficamente più lontane. Ma esistevano abitati addirittura anteriori all’Età del Bronzo medio, i cui resti sono ancora oggi evidenti al di sotto del monte stesso. Come lo sono anche alcuni manufatti molto più recenti, abbandonati nella zona sottostante, lambita dal mare, testimonianza di una tradizione etnoantropologica da scoprire per la sua importanza.

Filicudi sembra avere la Storia scritta su di sé, ormai però con lettere sbiadite; qualcosa di grande valore, che sta rischiando di sparire in quell’oblio in cui sprofonda ciò che viene dimenticato per sempre. Un autentico sacrilegio, oltre che un grande peccato. Memorie che andrebbero riprese, come i tanti sentieri che la attraversano con i loro esaltanti panorami. Tipo quello che porta al piccolo centro di Zucco Grande, luogo che si è cominciato a spopolare intorno agli anni ’50 del ‘900 a causa dell’emigrazione, fino a diventare con le sue case vuote e diroccate un autentico paese fantasma. È stata questa la meta del viaggio, verso un promontorio situato nella zona nord dell’isola che dopo un certo tratto può essere raggiunto solo tramite delle mulattiere; con quasi tutte le isole davanti, si dice che qui si possa ammirare il sole sia sorgere che tramontare.

C’è davvero qualcosa di arcano in questo posto, che la desolazione dell’abbandono riesce a chiarire solo in parte. Probabilmente, si tratta di tutti gli elementi fin qui menzionati (i ruderi, il panorama, i sentieri assolati, la Storia che va sparendo, l’emigrazione), il cui risultato percepito va oltre la somma delle parti e che non può essere spiegato a parole. Intanto, c’è qualcuno che sta tentando di recuperare delle case. Chissà cosa riserverà in futuro… Per i più curiosi, comunque, c’è anche una deviazione che porta alle Fontanelle, posto in cui l’acqua gocciola dalle rocce in un terreno argilloso e pieno di felci (vedi video su pagina Facebook).

Dopo tanto caldo, nonostante la suggestione antica del paesaggio, prima di far ritorno a Salina ci si è immersi nel mare di una delle spiagge locali per ritrovare le energie perdute durante il cammino. In serata, un altro degli sponsor selezionati nella mappa di Umarruggiu.it, il Pa.Pe.Ro. di Rinella, ha fatto gustare ottime pietanze come le spaccatelle all’eoliana, la parmigiana di melanzane e le polpette di totano, oltre alla loro inimitabile (nonostante i tentativi) granita di ricotta, granella di capperi e capperi canditi. Un accostamento che appare azzardato ma che invece si rivela vincente, grazie anche alla leggerezza della granita stessa.

Un eccellente modo per ristorarsi prima di andare a riposare e ripartire l’indomani per un altro viaggio. Stavolta più lungo. Prima a Lipari e poi direttamente verso Stromboli. Come sempre, diretti verso antichità, bellezza, tradizione e mistero.

Sognare alle Eolie, seconda puntata: meditazione a Monte Fossa delle Felci

Dopo il primo giorno passato a Pollara nei luoghi del “Postino”, il gruppo venuto dalla Lombardia – e ben consolidato a Salina – ha avuto come meta la cima più alta delle isole Eolie: Monte Fossa delle Felci (962 m). Un cammino cominciato di buon mattino, risalendo per il sentiero di Malfa, nella zona alta di Via Fontana. Percorso duro, per camminatori abituati al trekking, almeno la prima parte; era una di quelle direttissime che dai paesi arrivavano in cima, affrontando le dure pendenze con scalini alti e scolpiti nella pietra, per andare a raccogliere ciò che era stato coltivato. E quindi tornare con le spalle cariche, mettendo a dura prova quotidianamente le ginocchia.

In quello che di fatto è il Vallone Fontana, il gruppo ha poi ripreso il giro abituale di Umarruggiu.it, passando per il fitto bosco, attraversando la suggestiva “Strada dei pizzi” (cioè i picchi di montagna), affacciandosi nelle vallate con i loro suggestivi panorami ed ascoltando storie come quelle sugli antichi e misteriosi castagni. Momenti in cui si comprende che proprio la montagna è stato l’elemento che ha caratterizzato l’isola così come oggi viene conosciuta. Cenni storiografici che rischiano di essere purtroppo dimenticati.

Il secondo capitolo di questo diario di viaggio mette in luce una tappa in cui, oltre all’arrivo in vetta, si dimostra l’importanza del viaggio in sé, della strada da percorrere per arrivare alla meta. La bellezza di quelle che sono le autentiche cartoline dell’isola (come ad esempio le altre isole che sembrano appoggiate sul mare), da ammirare ai bordi del cratere, hanno magnificamente mostrato l’unicità di questo percorso. Poi, in quella che è una vera e propria atmosfera mistica, la sacralità del bosco di querce e castagni che ricopre l’antico cratere è stata protagonista della meditazione accennata nel titolo.

Non è facile trovare un vulcano spento nel Mediterraneo, dove è cresciuto un bosco in cui sembra di essere per lo meno nel Settentrione italiano. Proprio su quella che di fatto appare come una vetta sacra, il gruppo è stato guidato in un viaggio interiore che ha messo i partecipanti in contatto con le profonde radici degli alberi che li circondavano, portandoli a sentirsi un tutt’uno con essi. Dopo, l’escursione è proseguita verso altri panorami ed altri sentieri.

È valsa la pena fare altri due passi la sera, nonostante l’impegnativa camminata della giornata; tornati a Rinella, infatti, si è andati nella bella zona di Punta Megna, una passeggiata necessaria per raggiungere il simpatico chiosco dove Gero Giardinello ha organizzato una cena sotto le stelle a base di gustose verdure, formaggi e abbondante pesce arrostito, oltre a generose quantità di vino e poi anche di malvasia. Una piacevolissima sorpresa per i visitatori, ben felici di poter apprezzare l’autentica cucina locale.

La giornata è già terminata, pronti per il prossimo capitolo. Scritto per buona parte sull’isola di Filicudi, in uno scenario ormai quasi  dimenticato. Una storia tutta in divenire, che di volta in volta si crea da sé.

Sognare alle Eolie, prima puntata: viaggio nei luoghi del “Postino”

Si arricchisce di nuove puntate il diario dei viaggi di Umarruggiu.it; un excursus che dall’undici al sedici di settembre 2022 ha toccato in sei giorni buona parte dell’arcipelago eoliano, camminando per alcuni dei tanti sentieri, degustandone le bontà della tradizione eno-gastronomica, conoscendo storie e leggende isolane, senza dimenticare i meravigliosi tramonti.

Praticamente, tutto quello che durante le esperienze culturali è sempre stato offerto, incontrando di volta in volta il consenso dei tanti protagonisti. Stavolta, un bellissimo gruppo proveniente da varie parti della Lombardia (da Pavia a Villa Cortese, vicino Legnano) si è consolidato proprio durante questo evento settembrino, approfittando di un’estate prolungata che molto lentamente ha lasciato il posto all’autunno.

Il punto di partenza è stato individuato nell’isola di Salina, il cuore verde delle isole Eolie, quella in cui la Natura più lussureggiante e le strutture turistiche riescono ancora oggi a coesistere. E così, partendo dalla caratteristica quiete di Rinella (la suggestiva frazione marinara del Comune di Leni), si è passati a Pollara (frazione di Malfa), altro luogo quieto e ricco di Storia, anche recente. Questo luogo, infatti, sorge dove si verificò l’ultima tremenda eruzione vulcanica dell’isola, millenni fa; dove secoli e secoli or sono giunsero delle figure religiose con il loro culto; dove fu edificato un edificio per gli avvistamenti militari, antecedente anche al primo conflitto mondiale; dove ancora oggi si coltivano antichi frutti della terra salinese come i capperi (quelli di Salina sono da tempo un presidio Slow Food) ed i pomodori seccagni, che crescono senza acqua. Dove la gente si sofferma per ammirarne i tramonti, dai più sbiaditi a quelli più infuocati. E dove Massimo Troisi ha girato il suo epitaffio cinematografico, “Il Postino” (1994) di Michael Radford, assieme a Phlippe Noiret nel ruolo di Pablo Neruda durante il suo esilio.

È stato in questo luogo sospeso nel tempo, dove passato e presente (forse anche il futuro) coesistono in una dimensione dilatata, che è iniziato questo tour assolutamente originale. Un cammino nei luoghi che hanno fatto da scenario all’ultima scintilla dell’artista partenopeo M. Troisi, proco prima che la fine prematura lo consegnasse definitivamente all’immortalità; l’avventura non poteva cominciare in modo migliore, lentamente, respirando e sentendo i luoghi. Soprattutto quelli della famosa casa dove è stato girato il film, ormai conosciuta da tutti come “La Casa del Postino”, che oltre a far rivivere quei momenti di emozione è stata lo scenario di un magnifico tramonto. A tal proposito, si ringrazia anche a nome di tutti i partecipanti il proprietario ed artista Pippo Cafarella (padre spirituale del concetto di “psicopenismo”!) per aver dato il relativo permesso alla visita. Ci si augura che tutta questa zona possa presto ricevere la protezione istituzionale che merita.

Poi, ritorno a Leni per una felice degustazione di vino ed ottimo cibo da Salvatore D’Amico, uno degli sponsor selezionati nella mappa che l’Associazione fornisce ai propri affiliati (con i tanti sentieri della montagna di Salina). Una serata ricca di racconti storici e di fantastici sapori, grazie ai vini della cantina titolare e alle gustosissime pietanze di Tindaro, fedele collaboratore di Salvatore, il quale ha dimostrato che la passione per la cucina fa sempre la differenza.

Il ritorno verso Rinella, lungo l’antica scorciatoia chiamata i tufa, ha consegnato i camminatori al loro riposo, in cui il sogno eoliano era già cominciato. E l’indomani li avrebbe attesi un luogo mistico come la cima di Monte Fossa delle Felci

Michele Merenda

Via Francigena Toscana

LA VIA FRANCIGENA – ROAD TO ROME
3 giorni, lentamente nella bellezza, nei colori dell’autunno, sul tratto più bello e più antico e vissuto di questa antica via della Toscana.
Da Gambassi Terme a Monteriggioni passando per San Gimignano
La Via Francigena in Toscana:
dove il tempo sembra essersi fermato.
Cos’è la Via Francigena?
Correva l’anno 990 e l’abate Sigerico percorse 1800 chilometri da Canterbury a Roma, per ricevere la sacra investitura come vescovo della città britannica. Impressionato già da allora dalla bellezza dei territori, annotò il suo viaggio che poi per più di un millennio sarà percorso e battuto dai pellegrini europei per raggiungere la capitale, cuore della cristianità, e proseguire ancora più a sud per imbarcarsi verso la Terrasanta. Un viaggio di ricerca di pace interiore. Lungo questa strada si sono “incrociate” vite e culture. Sono passate ricchezze e idee che hanno lasciato il segno ancora visibile su ogni pietra, su ogni pieve, in ogni borgo e città.
Ancora oggi questo cammino viene percorso da migliaia di persone ogni anno e vissuto come un’occasione unica e indelebile per chi ama camminare e scoprire lentamente ciò che ci circonda.
Il nostro sarà un piccolo viaggio a piedi, vissuto lentamente, a stretto contatto con la natura e il territorio, ma anche con la storia e le tradizioni che nei luoghi dove cammineremo sono ancora profondamente vive.
Camminare a passo lento, avvolti dal silenzio e rifocillati dalla bellezza del paesaggio e dalla bontà dei prodotti territoriali, trasforma questo percorso in un’occasione di conoscenza e consapevolezza di ciò che ci circonda. A volte per qualcuno si trasforma anche in un’occasione di ricerca interiore e di riavvicinamento a sé stessi e alle persone.
Il nostro viaggio a piedi ci porterà ad camminare ed esplorare uno dei tratti più belli della nostra Via Francigena Toscana.
3 tappe che ci porteranno da Gambassi Terme a Monteriggioni passando per San Gimignano, Colle Val d’Elsa, Badia a Conèo, Abbadia a Isola.
Il nostro viaggio in 3 tappe
da Gambassi Terme a Monteriggioni
Giorno 1
Partenza da Gambassi Terme
Arrivo a San Gimignano
Km: 14 – difficoltà: facile
Da vedere: Gambassi Terme, Pieve di Chianni, Pieve di Cellole, San Gimignano. La Via della Vernaccia.
Avremo tempo per: visitare liberamente San Gimignano e i suoi musei, salire sulla Torre Grossa, ammirare la città che si illumina al tramonto e la notte. San Gimignano è un borgo Patrimonio Unesco. Museo del Vino e della Vernaccia.
Giorno 2
Partenza San Gimignano
Arrivo a Colle Val d’Elsa
Km 16 – difficoltà: facile
Da vedere: Badia a Conèo, uno dei tratti più antichi di strada lastricata medievale, il castello di Colle Val d’Elsa Alto. L’incrocio con la Via Salaiola etrusca.
Avremo tempo per: visitare liberamente la bellissima cittadina dall’atmosfera medievale, conosciuta per la produzione del cristallo.
Giorno 3
Partenza da Colle Val d’Elsa
Arrivo a Monteriggioni
Km 17 – difficoltà facile/medio
Da vedere: il sentiero sul fiume Elsa con le sue acque termali, la antiche terme romane di Gracciano, dette “Caldane”, Abbadia a Isola, Monteriggioni.
Avremo tempo per: entrare nel piccolo borgo castello di Monteriggioni che significa fare un salto indietro nel Medioevo, di cui conserva integralmente stile e atmosfere. Si può camminare sulla cinta muraria con le sue 14 torri a base quadrata che gli conferiscono l’aspetto di una corona, visitare la Chiesa di Santa Maria Assunta e il Museo di armi e armature. Alle sue porte, collegato da boschi e campi di grano dorato, c’è il borgo di Abbadia a Isola, nato intorno a un antico e suggestivo monastero benedettino.
Il viaggio è itinerante, zaino in spalla. Ma con bagaglio leggero perché andremo a dormire in hotel*** .
Adatto a tutti ma con un minimo di allenamento al camminare.
Lungo il percorso ci sono alcuni guadi (facili) da passare.
Costo: 270 euro a persona
Comprende:
• 2 pernottamenti in hotel ***
• 2 cene in hotel (cena a San Gimignano bevande escluse)
• 2 colazioni
• Servizio accompagnamento Guida Ambientale Escursionistica per l’intera durata del viaggio a piedi
• Assicurazione viaggio T.O.
La quota NON comprende:
• Pranzi al sacco (che acquisteremo lungo il percorso)
• Visite e degustazioni che saranno comunque proposte al gruppo in corso di viaggio e alle quali si può aderire oppure no
• Costo per trasferimenti per punto di partenza e rientro (il rientro sarà fatto con servizio taxi o ncc da dividere tra i partecipanti – costo circa 20 euro a persona)
• Tasse di soggiorno (che saranno pagate in hotel – circa 2 euro a persona a notte)
• Supplementi camera singola (25 euro a notte)
Data ultima di prenotazione e pagamento sabato 1 ottobre.
Informazioni relative al viaggio a piedi:
Eleonora Grechi
Guida ambientale escursionista
Cell. 3920579570 – leviedelchianti@gmail.com – www.leviedelchianti.it

Da Firenze a Ravenna lungo le tracce di Dante Alighieri

Esattamente sette secoli fa, nel 1221, moriva il sommo poeta Dante Alighieri. L’associazione ravennate “Cammino di Dante” ha recentemente creato un percorso ad anello che da Ravenna arriva sino a Firenze, città natale del poeta, e ritorno. Il Cammino ha una lunghezza di circa 380km, integralmente segnati, fattibili in una ventina di giorni. Non avendo a disposizione venti giorni ho optato per il semianello da Firenze a Ravenna.

Punto ideale di partenza a Firenze è la Casa-Museo di Dante ospitata nei palazzi che erano di proprietà della famiglia Alighieri ed in cui nacque lo stesso poeta. Nella Casa-Museo non solo si può scoprire la vita di Dante e le sue opere ma, grazie a videoproiezioni e schemi touch, si può conoscere la realtà politica, economica e culturale della Firenze della seconda metà del XIII secolo.

Lasciata Firenze il Cammino comincia a salire verso l’Appennino sino a giungere sullo spartiacque tosco-romagnolo. Nei primi quattro giorni si attraversa la zona del casentino. Si toccano piccoli ma accoglienti borghi quali Rignano sull’Arno, Prato di Strada, Poppi (ove Dante trovo ospitalità nei primi mesi del suo esilio presso i Conti Guidi) e Pratovecchio. Meritano una sosta le due grandi abbazie che si incontrano lungo il Cammino: l’Abbazia di Vallombrosa ed il Sacro Eremo di Camaldoli. Entrambe hanno una storia millenaria e sono circondate da vastissime foreste che per secoli hanno protetto e isolato i monaci dal mondo esterno. Attualmente queste foreste di faggio e abete bianco rappresentano una delle formazioni forestali di maggiore estensione dell’intera Europa meridionale e sono parte integrante del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Il Cammino inoltre costeggia il settore meridionale della Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, uno scrigno di biodiversità talmente importante che è stato inserito nell’elenco dei beni mondiali dell’umanità dell’UNESCO.

Si raggiunge la vetta di Monte Falco (1657 m s.l.m.) che non solo rappresenta la massima quota del Cammino ma anche l’inizio della discesa verso la Romagna. Qui troviamo i minuscoli borghi di Premilcuore, Portico di Romagna (città di origine di Beatrice Portinari, la Beatrice che accompagnerà Dante nel Paradiso) e Dovadola (citata nell’Inferno dantesco). Queste sono le ultime tappe di montagna in cui si incontrano alcuni geositi di notevole interesse come la Grotta Urlante, una marmitta dei giganti scavata dal fiume Rabbi, e il Vulcano d’Inferno, per secoli ritenuto il vulcano attivo più piccolo del mondo ma che in realtà è una risalita di gas naturali che a contatto con l’aria prendono fuoco. Giunti a Forlì si abbandonano definitivamente le montagne e, seguendo gli argini del Montone, si entra a Ravenna.

La città di Ravenna, metà finale di questo Cammino, ospita la tomba di Dante. Il poeta negli ultimi anni della sua travagliata vita trovò finalmente la possibilità di fermarsi a Ravenna ed ebbe così modo di terminare la sua Commedia. Per chi poi volesse fermarsi a Ravenna consiglio di andare alla tomba di Dante in serata in quanto vi si svolgono le letture pubbliche della Divina Commedia.

 

Alessandro Vanich – Guida Ambientale Escursionistica

Un trekking tra gli Eremi

Sarà di grande suggestione il trekking che faremo sabato prossimo, 5 giugno, alla scoperta di due luoghi molto legati alla storia della religiosità senese.

I due luoghi, ancora perfettamente conservati, condensano una spiritualità davvero importante e si trovano completamente immersi nel verde.

Il trekking di sabato sarà allora l’occasione di muoverci tra i due eremi, entrambi legati all’ordine agostiniano, e di fare una passeggiata in una zona importante del senese da un punto di vista naturalistico: la Montagnola.

Sulle Tracce della Storia – Monte Cassino Battlefield

Sono Pino Valente, presidente dell’Associazione Monte Cassino e Linea Gustav aps. Sono nato a Cassino quando la nuova città era risorta dopo 23 anni e l’Abbazia di Montecassino era stata da poco riconsacrata da Papa Paolo VI. Mia nonna Gaetanella aveva una trattoria all’ingresso nord della vecchia città. Questo luogo, per la presenza di alcuni platani secolari era chiamato “le boccetelle”. Tanti altri riferimenti consolidati dagli abitanti vi erano nella Vecchia Cassino: le antiche strade, le piazze, i giardini ricchi di sorgenti e i vecchi edifici, accompagnavano la quotidianità serena della gente di questa parte di territorio italiano che si trova al centro tra Roma e Napoli.

Il 10 settembre del 1943, Cassino, del tutto inavvertitamente viene bombardata proprio dagli alleati a cui l’Italia si era arresa 2 giorni prima. Più di 100 furono le vittime civili. Così i miei parenti assieme a molti altri abitanti si allontanarono verso le montagne, cominciando a lasciare il centro cittadino, che era sorto sull’antica strada consolare Casilina, unico passaggio per arrivare a Roma, obiettivo fondamentale dell’ambizioso Genarle Clark a capo dell’armata americana. Mentre Cassino diventava la “porta per Roma”, l’Abbazia restava esclusa dagli obiettivi militari di entrambe gli eserciti, “protetta” dal Vaticano. Infatti gli stessi monaci benedettini non abbandonarono mai il Monastero, convinti che quella guerra giù nella valle, non li avrebbe toccati minimamente. Questa convinzione fu interpretata come una possibilità di salvezza da parte della popolazione, che già vivendo nelle grotte e gli anfratti circostanti, sembrava un luogo sicuro dove attendere il passaggio della guerra e stare vicino alle proprie case, i campi e il bestiame che molti si portarono dietro. Ma il primo scontro tra gli eserciti, avviene solo nel mese di gennaio del 1944, perché durante l’inverno rigido e piovoso, dopo lo sbarco di Salerno, i fiumi strariparono e sulle montagne nel frattempo, i tedeschi ebbero il tempo di creare una difesa invalicabile che chiameranno “Linea Gustav”.

Cosa è accaduto ai miei nonni, a mio padre ed al resto della mia famiglia in questa lunga attesa che durò 9 mesi? Inizia così la mia storia di ricerca, che ha sempre avuto risposte vaghe quando fino a quando mi sono rivolto ai diretti interessati che nel mio caso sono stati i miei parenti e la popolazione civile, finché mi sono reso conto che le risposte le avevo sotto gli occhi da tanto tempo attraverso il mio lavoro come albergatore. Infatti è da alcuni anni che molti ospiti stranieri mi chiedono indicazioni per raggiungere alcuni punti sulle colline del massiccio di Monte Cassino. Erano punti indicati su documenti o mappe originali che mi mostravano loro, a volte erano diari personali dei soldati che combatterono la battaglia di Cassino durante la seconda guerra mondiale. Io già praticavo alcuni sentieri sul nostro territorio con la mountain bike e percepivo che c’era qualcosa che mi attirava quando incontravo i ruderi di un casolare abbandonato oppure intravedevo le bellissime panoramiche di questo territorio in cui vivo. Così capii che le due cose avevano lo stesso significato : una ricerca umana e cioè il bisogno di “un ritorno alle origini” che partiva da dentro e che finora era stato nascosto, quasi abbandonato. Ho iniziato a capire che raccogliere queste informazioni mi avrebbe dato la possibilità di avere tutte le risposte che cercavo, anzi è iniziata per me un’avventura affascinante. Riscoprire il mio territorio assieme a persone che vengono da paesi lontani e che stanno cercando le tracce di una storia a cui è collegato il mondo intero e che fa parte della nostra eredità, e vi assicuro che si prova una sensazione incredibile a scoprire come i nostri destini si incrociano con quelli di altre nazioni, popolazioni e culture. Tutto questo può accadere qui in questo luogo, sul territorio di Cassino e di tutti i paesi intorno. Un vero e proprio ritorno alle origini, conoscere in modo approfondito questi luoghi per riportarli in vita riscoprendone l’appartenenza e l’identità. Ancora più importante, attraverso le documentazioni di cui parlavo prima, possiamo diventare protagonisti della ricerca e stimolare la nostra immaginazione per conoscere come eravamo, cosa siamo oggi, come siamo diventati e come affrontare il futuro in modo consapevole.

VIAGGIO SULLE CIME DELLA ROMAGNA…BLOG 10

VIAGGIO SULLE CIME DELLA ROMAGNA…BLOG 10

21 APRILE 2020

A STORY TREKKING… VIAGGIO SULLE CIME DELLA ROMAGNANO COMMENTS

 

ZAMBOTREKKING, CRAL COMUNE E PROVINCIA DI RIMINI e

ANSPI SAN RAFFAELE RIMINI

presentano

VIAGGIO SULLE CIME DELLA ROMAGNA

QUARTA TAPPA

SAN LEO MINIERA 20,5 Km / dislivello positivo 1183 mt / dislivello negativo 1274 mt…seconda parte

 

Dopo la sosta pranzo a Novafeltria, il gruppo si rimette in cammino…

 

Zambo: ora ci attende una ripida salita su strada asfaltata fino alla zona di Talamello, dove nei pressi della scuola materna entreremo nel il sentiero CAI 96 (questo sentiero inizia a Pietracuta e termina a S. Agata Feltria, per una lunghezza complessiva di 31,4 km).

Emma: come sarà il prossimo tratto di percorso ?

Gianluca: questo sentiero parte subito con una ripida pendenza, facciamo subito attenzione perché nel tratto iniziale è anche percorso mtb. Si sviluppa in gran parte su strada sterrata e arriva fino alla cima del Monte Pincio, costeggiato ai lati da grandi castagneti.

Zambo: il monte Pincio è formato da roccia arenaria composta principalmente da elementi sabbiosi. I terreni attorno questa roccia tenera sono quindi sabbiosi ed acidi allo stesso tempo e offrono le condizioni ideali per la coltivazione del castagno, un albero molto presente in questo tratto dell’itinerario. Questo territorio ospita diversi castagneti secolari; l’introduzione locale della coltura del castagno sembra risalire alla presenza di alcuni ordini monastici in età medioevale.

Gianluca: la castagna, definita dal poeta Giovanni Pascoli come “l’Italico albero del pane”, ha importanti proprietà nutritive, tanto che in passato era una risorsa alimentare fondamentale delle zone montane e collinari e veniva usato normalmente per produrre farina in sostituzione dei cereali. In Romagna i nostri avi avevano soprannominato la castagna con il nome “pen te mez’ de ciel”, per definire questo frutto, che sospeso sui rami dell’albero, sembra collocato fra cielo e terra. La castagna locale è il famoso marrone del Monte Pincio, una varietà pregiata tipica del Montefeltro e in particolare dell’Alta Valmarecchia, già inserita nell’Elenco Nazionale dei Prodotti Tradizionali.

Emma: ogni anno in Ottobre e nelle prime settimane di Novembre in tanti accedono ai numerosi castagneti della zona per la raccolta di castagne, ricchi di punti suggestivi e di grande fascino naturale, ideali per una scampagnata o per fare un pic-nic. Da non perdere la tradizionale Fiera delle Castagna di Talamello che ha luogo ogni anno.

Gianluca: lungo questo sterrato, ai margini dei boschetti, nelle scarpate e nei praticelli assolati sviluppano in primavera splendide fioriture di orchidee (tra cui per esempio le rare Dactylorhiza sambucina e Orchis anthropophora), gigli (Giglio martagone) e anemoni. Sulla vetta del Monte Pincio fiorisce il Dittamo (specie rara a livello regionale) e nei punti più assolati è stato scoperta la presenza del Barbone adriatico (Himantoglossum adriatico), un’orchidea dai curiosi fiori con petali lunghi, mentre nel sottobosco fiorisce il Dente di cane e la Scilla silvestre, ciclamini, sassifraghe e il Sigillo di Salomone maggiore

Zambo: tra un racconto e l’altro siamo arrivati velocemente in cima al monte Pincio, da qua possiamo godere del bel panorama intorno a noi e prendere il prossimo sentiero che inizia proprio dietro i ripetitori. Proseguiremo poi verso il Monte della Perticara attraversando tutto questo crinale e, ad un certo punto, la strada diventerà sterrata fino all’arrivo a Perticara.

Avete notato come lungo questo tratto la vegetazione ha caratteri diversi a seconda che si trovi sul versante sud o su quello settentrionale? Nella parte esposta a sud troviamo lecci, elicrisi e il pero corvino, tipico delle rupi soleggiate mentre in quella che guarda il nord aceri, faggi e tigli danno al paesaggio un aspetto decisamente montano, nonostante l’altitudine relativamente modesta (il monte Pincio raggiunge la quota di 850 mt).

Emma: caspita, anche oggi incontriamo tanta ricchezza di specie vegetali.

Gianluca: e non finiscono qui le sorprese..Nelle falesie del monte Pincio e di Perticara è tornato da qualche anno il Falco pellegrino (animale con velocità e potenza allo stato puro). La presenza di questo splendido rapace nella nostra regione è stata nel passato condizionata negativamente dall’inquinamento ambientale ma in seguito al divieto di utilizzo del DDT si è assistito recentemente a un aumento demografico, anche in Romagna. Questi falconi prediligono le aree rocciose per l’impianto dei loro nidi, presso cenge nelle pareti a strapiombo.

Zambo: se siamo fortunati, potremmo avvistarne qualche esemplare in zona, magari mentre tornano al nido portando le prede delle loro cacce !

 

..arrivati a Perticara:

 

Emma: ragazzi, in che direzione andiamo adesso?

Gianluca: seguiamo questa strada sterrata che sale a destra, per costeggiare il parco avventura Sky Park con percorsi attrezzati, immerso in un bosco principalmente da Pini neri, aceri campestri e castagni: ci troviamo ora sul Monte Aquilone, un rilievo formato da una rupe ricoperta da folta vegetazione che sovrasta l‘abitato di Perticara. Nei pressi del parco avventura c’è il “Il Sasso del diavolo”, una grossa pietra di arenaria ben visibile lungo il sentiero tematico del Pino nero che termina nel paese di Perticara. La leggenda costruita attorno a questo curioso macigno narra che si tratta dell’ultima pietra destinata alla costruzione del ponte di Tiberio a Rimini rimasta qui per un capriccio del diavolo.

Zambo: ora continuiamo la salita sul sentiero che ci porta in cima al Monte della Perticara, lungo il percorso troveremo i ruderi di un area archeologica del periodo neolitico e di un oratorio paleocristiano, entrambi i siti sono stati rinvenuti durante i lavori di rimboschimento degli anni ’60, peccato siano privi di segnalazione e non valorizzati come meriterebbero.

Emma: sono stanca di camminare, quanto manca a questo nuovo traguardo?

Gianluca: poco, anzi pochissimo Emma !.. vedo lassù il punto di lancio per deltaplani e parapendio, quindi praticamente arrivati. Siamo a circa 900 mt e il panorama davanti a noi spazia meravigliosamente da un lato su tutta la riviera adriatica da Cesenatico e dall’altro sul vasto appennino circostante con il M. Pincio che è proprio li davanti. In questo luogo è sempre forte il contrasto tra la bellezza del paesaggio attorno e il degrado in cui versa l’edificio che ospitava un vecchio ristorante abbandonato oramai da decenni.

Zambo: in effetti il Monte Pincio è molto vicino a noi! Assieme al Monte della Perticara forma un’isola geologica composta di arenaria composta principalmente da antica sabbia con granuli poco cementati. Si tratta di due affioramenti piuttosto levigati ed erosi dagli agenti atmosferici, in continuità geologica e vegetazionale il loro profilo squadrato è maggiormente visibile osservandole da occidente, dai vicini crinali del Cesenate e del Forlivese.

 

..il gruppo si rimette in marcia, ritornando a Perticara

 

Emma: finalmente siamo arrivati a Perticara, anche oggi tanta strada percorsa!

Gianluca: ci meritiamo proprio un buon caffè, sediamoci in questo bel bar del paese!

Zambo: ottima idea! Pensate che Perticara è famosa per la Miniera di Zolfo più grande d’Europa, giacimento chiuso nel 1964 del quale oggi rimane il il Museo Storico Minerario Sulphur

Emma: domani mattina potremmo andare a visitare il Museo prima di partire per la prossima tappa, cosa ne dite?

Gianluca: ..io farei anche tappa presso qualche produttore locale di formaggio di fossa locale…mi hanno detto che è una delle tante eccellenza gastronomiche della Valmarecchia che non vorrei perdermi.

Zambo: ragazzi, mi avete dato due ottimi suggerimenti per domattina, non so però se riusciremo a conciliarli con la nostra tabella di marcia, che sarà bellissima e lunga anche domani!

Emma: bene, intanto andiamo a cena in questa trattoria! Lo meritiamo proprio dopo questa lunga giornata itinerante! Domani è un’altro giorno e si vedrà!!!

TO BE CONTINUED…

FACEBOOK

INSTAGRAM

YOUTUBE