Sarà capitato a tutti, e se cosi non fosse mettetelo in conto, d’imbattersi, durante un escursione, in un cane Pastore, di quelli bianchi, che non prometteva nulla di buono, che fare? Per prima cosa vediamo chi è questo “incubo” degli escursionisti. Il suo nome esatto è Pastore Maremmano Abruzzese, un Animaletto che nasce come cane da Pastore cioè addetto alla sorveglianza del gregge. Un’antica razza la cui genesi va ricercata nei Cani da pastore tuttora utilizzati in Abruzzo, ma vista la sua bravura, un po’ in tutto il mondo e comunque dove ancora oggi si pratica la pastorizia.
Sono Cani che originariamente erano presenti, sia pur con caratteristiche morfologiche diverse, in Abruzzo, nella Maremma Toscana e Laziale. Con la transumanza e lo scambio delle greggi da una regione all’altra, iniziava, verso la metà del 1800 un naturale processo di fusione, dando cosi vita a quello che è oggi l’insuperabile guardiano delle Pecore. Imponente nel suo manto candido, era già descritto, da Marco Terenzio Varrone, letterato, scrittore e militare romano di origini Sabine conosciuto come “il più grande erudito romano”, come; il guardiano integerrimo, delle greggi, efficace avversario dell’Orso e del Lupo. Questa bestiola è rimasta immutata nei secoli mantenendo caratteristiche e temperamento, stupendo per la sua efficienza come guardiano di gregge e delle proprietà, ed è per questo che bisogna saperlo trattare quando s’incontra.
Questo Cane considera le Pecore come sue sorelle più deboli, che difende contro ogni possibile pericolo con estrema determinazione. Quando capitiamo nel loro territorio e siamo troppo vicini al gregge, l’atteggiamento dell’Animale è quello di venirci subito incontro ringhiando ed abbaiando, chi ha avuto una simile esperienza avrà notato che il comportamento del cane cambia al variare della distanza che si frappone tra l’escursionista ed il gregge. Al contrario di quello che generalmente si pensa il Pastore Maremmano Abruzzese non è aggressivo, essendo molto equilibrato e, generalmente poco mordace rispetto ad altre razze da protezione.
Quindi la cosa più saggia da fare è quella di cambiare decisamente rotta e vedrete che lui continuerà a seguirvi anche ringhiando, ma non vi si avvicinerà mai. Nel caso il territorio dove passa il sentiero non permette variazioni di percorso e le Pecore hanno deciso che l’erba di quel posto è decisamente buona, il mio consiglio è quello di aspettare che si allontanino e di non attraversare il Gregge, a maggior ragione se, come avviene sovente, il Pastore, quello a due zampe, non c’è. Certo un sistema per oltrepassare gli Ovini esiste, spesso, nelle mie escursioni in Montagna, lo metto in pratica e devo dire che funziona, mi è stato insegnato da un Pastore del Parco d’Abruzzo, ma non mi sento di consigliarlo. Quindi più che dare suggerimenti sulle cose da fare mi sento di raccomandare le cose da non fare: la prima cosa è quella di non scappare mettendosi a correre, il Cane è molto più veloce di noi ed è predatore, quindi corre dietro a tutte le cose che si muovono con velocità, se abbiamo con noi altri Cani o Bambini piccoli non prendiamoli in braccio, questo stimola l’impulso predatorio, tirandolo via da sotto il naso del Cane e sollevandolo improvvisamente facciamo diventare il Bambino o il nostro Cane preda, esponendolo alle conseguenze del caso, se temiamo per la sicurezza di un bambino o di un animaletto dobbiamo interporre la nostra persona tra lui e Cane che attacca, rimanendo immobili. Nel caso addentasse un bambino o un cane che tenete in braccio, non cercate di strattonarlo via in questo modo entrereste in competizione con lui togliendogli la sua “preda”, ma dovrete riabbassarlo lentamente, senza competere in alcun modo col cane.
E’ fondamentale rimanere calmi, la leggenda dice che il Cane sente la paura e allora attacca, non è vero, lui sente l’adrenalina in circolo nel nostro corpo, non riconosce la paura, ma un nostro stato di inquietudine e quindi potremmo, secondo lui, essere agitati per aggredirlo e allora si difende in anticipo. Evitate di sfidarlo: mai guardarlo fisso negli occhi, nel linguaggio canino, questo è un gesto di sfida. Lo sguardo va distolto, anche se abbiamo paura, per indicare al Cane che non intendiamo litigare con lui. Se proprio vogliamo tenerlo d’occhio, facciamolo socchiudendo gli occhi cercando di parlargli, abbassandoci alla sua altezza, sdolcinatamente e con distensione, questo atteggiamento viene interpretato come segno di pacificazione e d’invito alla calma. Non si deve urlare, brandire bastoni sassi e quant’altro. E ricordiamo che siamo noi gli invasori e i suoi potenziali nemici quindi se non vogliamo la guerra e, vi assicuro che non conviene, cercate di adottare il mio primo suggerimento: Cambiate rotta molto prima di arrivare al Gregge, questo vi assicuro che funziona , il mio lato “B” ancora integro, ne è la dimostrazione.