Una recente ricerca della Adventure Travel Trade Association ( http://bit.ly/2jHDjyD ) ha fatto luce sulle principali motivazioni che muovono i turisti in cerca di avventura. L’Adventure Travel è un settore in fortissima espansione (molto meno qui in Italia, forse perché pensiamo di avere solo Firenze, Roma, Venezia, il Vaticano e l’Etna) che già nel 2012 aveva un giro d’affari stimato in oltre 500 miliardi di dollari (circa 1/4 dell’intero fatturato a livello globale – fonte: Adventure Tourism Development Index Report 2011).
L’aspetto interessante della ricerca è che i fattori ambientali e il mero divertimento rappresentano un fattore importante ma assolutamente minoritario. Ciò che sembra veramente spingere all’azione i “turisti avventurieri†è la qualità e la profondità dell’esperienza. Profondità legata alla possibilità di rendere tale esperienza un vero e proprio strumento di cambiamento.
Questo aspetto è indubbiamente degno di attenzione da parte di tutti coloro che si occupano di turismo attivo. Oggi non bastano più prodotti innovativi, alternativi, alcuni venduti con etichette che sembrano richiamare il “gluten free†di alcune confezioni alimentari. Oggi l’innovazione deve essere accompagnata da un’esperienza che sia anche un percorso alla fine del quale gli attori ne escano trasformati e diversi. Questo rappresenta una grande sfida, oltre che una stimolante opportunità , per chi come me esercita la professione di guida e di formatore nel mondo dell’outdoor. Se il trend continuerà ad andare in questa direzione, la competenza della guida dovrà essere sempre più spostata verso quegli aspetti relazionali che contribuiranno a rendere l’esperienza in natura un momento unico, esclusivo e totalizzante di crescita e di consapevolezza di sé.
Certo, ci sono discipline e attività che favoriscono questo processo più di altre. Molto, però, dipenderà di chi avrà la capacità di guidare il turista in questo percorso che, inevitabilmente, porterà ad un cambiamento non solo nel viaggiatore ma anche nella guida. In questo frangente, la competenza tecnica della guida dovrà essere più che consolidata, non solo per la sicurezza ma per avere modo di dedicarsi completamente agli aspetti più profondi del viaggio (inteso in senso ampio).
Nella mia esperienza come Guida Canyon ho riscontrato spesso una richiesta più o meno esplicita in questo senso, soprattutto in occasione di viaggi che prevedevano più giorni di attività . L’ambiente totalmente alieno e l’intensità dell’esperienza di una discesa in un canyon, sono stati molto utili per instaurare un rapporto molto stretto con quelli che più che clienti sono diventati i miei compagni d’avventura, ma quello che forse ha fatto la differenza è stata l’attenzione nell’aiutare i partecipanti a vivere l’esperienza da una prospettiva nuova, cosa che già di per sé rappresenta un elemento di crescita personale. Questo aspetto, con mia grande soddisfazione, viene confermato anche dal suddetto studio, che evidenzia come la ricerca dell’estremo e dell’attività adrenalinica ha lasciato il posto ad una immersione nella natura, più profonda e consapevole.
Roberto Locatelli – Professional Canyoning Guide – Sport & Adventure Director at Recovery Energy