Con la sua forma conica che svetta alla spalle dei palazzi di Cividale del Friuli, il monte Matajur è il simbolo delle Valli del Natisone.
Milleseicentoquarantuno metri sul livello del mare, questa montagna soprannominata Monte Re o Baba nel dialetto sloveno locale sovrasta tutta la pianura attraversata dal fiume Natisone, rimanendo sempre visibile da ogni zona.
Dai suoi fianchi nascono tanti degli affluenti di destra del Natisone, come l’Alberone e il Cosizza, due tra i principali, le cui vallate e spiagge sono raccontate in weBeach – Friuli e Isonzo, guida pratica sulle splendide spiagge nascoste arrivata alla sua seconda edizione.
Proprio la vallata dell’Alberone va risalita per la sua quasi totalità per arrivare al Rifugio Pelizzo, ultima destinazione di chi vuol visitare la cima della montagna simbolo delle Valli del Natisone e da lì godere della vista che, nelle giornata giuste, spazia su tutto il Friuli orientale.
Da Cividale del Friuli imboccare la SS54 in direzione di San Pietro al Natisone. Giunti in località Ponte San Quirino, oltrepassato il ponte sul Natisone, proseguire dritto in direzione Savogna e seguendo il cartello giallo che, un po’ sbilenco, indica la via proprio per il monte Matajur.
Proseguite quindi fino a Savogna. Qui dopo l’attraversamento di un nuovo ponte, stavolta sull’Alberone, tenete la destra al bivio seguendo le indicazioni per Matajur e per il Rifugio Pelizzo.
La cartellonistica vi aiuterà ancora una volta dopo qualche chilometro, quando dovrete imboccare il grande tornante a sinistra seguendo sempre le indicazioni presenti per la montagna ed il rifugio, prendendo la Strada Comunale di Masseris fino a Montemaggiore, l’ultimo abitato che incontrerete.
Da qui qualche altro tornante e ca 4 km di strada portano al Rifugio Pelizzo e al vicino osservatorio astronomico. Già in quest’ultimo tratto di strada potete godere di una panorama pazzesco sulle Valli del Natisone.
Il Rifugio Pelizzo, inaugurato nel 1975, è stato costruito nei pressi del punto di passaggio dell’ultima linea di difesa italiana durante la Prima guerra mondiale.
Qui il 24 ottobre del 1917 si svolse una delle fasi decisive della disfatta italiana di Caporetto, con l’allora tenete Rommel che ne conquistò la vetta dopo 52 ore di marcia e combattimento, facendo quasi 9000 prigionieri.
Oggi il rifugio è simbolo di tutt’altro clima: l’unica sfida bellica che vi si propone è quella di sedervi a tavola e battagliare piacevolmente con la pasta fresca, gli gnocchi di zucca, lo spezzatino, le salsicce, i formaggi e il vino locale e del vicino Collio, una delle zone più pregiate del Friuli per quanto riguarda l’enologia.
Dal Pelizzo partono diversi sentieri con differenti gradi di difficoltà e lunghezza. Per smaltire un pranzo abbondante l’idea migliore è quella di arrivare fino alla vera e propria cima del Matajur.
In circa 45 minuti di camminata in salita attraverso un sentiero di montagna alla portata di tutti, si arriva alla piccola cappella restaurata che simboleggia la cima del monte Matajur.
La cima del monte è sempre stata terra di confine nel corso del Novecento: dapprima con l’Austria, poi con la Jugoslavia e oggi con la Slovenia. Un piccolo cippo di cemento testimonia il passaggio della linea di confine.
Dalla cima lo sguardo spazia proprio oltreconfine, dove nelle giornate senza foschia si può arrivare a vedere la laguna di Grado e l’Istria, mentre volgendo verso sud ed est tutto il Friuli si stende ai vostri piedi.
Da qui, allungate di una quindicina di minuti la discesa prendendo il sentiero CAI 736 fino al bivio con il 750, pochi metri più sotto.
Il sentiero 750 è noto anche come Percorso naturalistico del Matajur, e prendendolo da qui vi riporterà al Rifugio Pelizzo passando per la sorgente del torrente Alberone.
Scritto con Lorenzo Calamai