Orso Bruno Marsicano: Si studiano… altre ricerche!

15 MILIONI DI EURO non sono stati sufficienti! Li hanno spesi per studiare l’Orso marsicano negli ultimi dieci anni: Corpo Forestale dello Stato, Ministero dell’Ambiente, Regioni Abruzzo e Lazio, Parco Nazionale d’Abruzzo, Università La Sapienza, Unione Europea, WWF ed anche una filantropa cittadina americana. Risultati ai fini della sua protezione? ZERO!

Ora le ricerche sono state chiuse (si dice!). L’orso non lo hanno salvato, ma certamente sono stati creati, almeno di fatto, numerosi posti di lavoro per ricercatori e devoluti lauti stipendi per i coordinatori: un vero affare! Allora bisogna inventarsene altre (di ricerche)!

Il prossimo 4 marzo ci sarà una nuova riunione d’alto livello a Roma, sempre per cercare di trovare soluzione che possano impedire l’estinzione dell’Orso marsicano, ormai ridotto, secondo stime ottimistiche, a meno di 50 esemplari sparsi in tutto il Centro Italia. Obiettivo? Creare una banca del seme (Conservation breeding la chiamano, perché in inglese suona meglio!). L’idea certamente finirà per piacere ai politici, che quando sentono odore di soldi sono sempre disposti a finanziare qualsiasi iniziativa, specie se l’impegno è astruso e poco chiaro a chi dovrebbero andare i soldi. Le ragioni non le diciamo, ma sono intuibili. Intanto urge rimettere in ballo la giostra!

Eppure non si riescono a trovare poche decine di migliaia di euro annui da adibire alla semina di terreni per coltivazioni a perdere a favore dell’Orso. Per non dire del pagamento dei danni di lupi ed orsi almeno nell’area dei Parchi abruzzesi dove la predazione del lupo finisce per aiutare indirettamente anche l’orso. Troppo semplice, troppo banale, troppo ovvio, troppo popolare e troppo rurale e… troppo ragionevole. Vuoi mettere gli studi universitari?! In Trentino hanno addirittura fatto “quattro anni di ricerche e 256 interviste in 400 pagine” per scoprire l’acqua calda (ovvero, che l’orso è timoroso dell’uomo!). Siamo al colmo, se non al ridicolo! E allora avanti con la Conservation breeding. Se non altro avremo un bel po’ di orsi domestici (qualcuno li chiamerà poi “problematici”), certi che per introdurli nell’ambiente e/o risolvere i loro problemi (per questo hanno già creato un team, educato a suon di professori e corsi di studio!) saranno poi stanziati altri soldi.

Noi siamo più semplici, pratici e, crediamo, ragionevoli:

1. Severo controllo turistico, con chiusura assoluta a tutti, di non pochi territori selvaggi da riservare all’orso, senza deroghe di sorta.

2. Coltivazione cospicua di terreni agricoli, oggi praticamente tutti in abbandono, con colture a perdere, da difendersi con la realizzazione di “Recinti Finamore”.

3. Incentivazione della pastorizia ovina, oggi sempre più abbandonata e/o proibita, possibilmente con iniziative di diretta gestione da parte degli apparati pubblici (con pagamento rapido dei danni e rimborso agli allevatori di tutte le perdite dirette e indirette di lupi ed orsi).

4. Controllo severo, con drastica riduzione delle presenze, del cinghiale (ma anche del cervo) nella zona del Parco e nelle sue aree circostanti.

5. Blocco assoluto di ogni progetto di sviluppo urbanistico al di fuori delle zone abitate e abitabili (ovvero zone D del Parco) nell’area di habitat primario dell’orso.

 

Franco Zunino

Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness
già primo studioso sul campo dell’Orso marsicano