Il nostro viaggio ha inizio alla Porta di Pian Marchisio, dove ci accoglie una suggestiva vista panoramica. Da qui, seguiamo una strada sterrata che scende dolcemente nella piana pascoliva di Pian Marchisio. Questa ampia conca, di origine lacustre, è dominata dalla maestosa Cima delle Saline, che si staglia imponente sullo sfondo, donando al paesaggio un’aura di solennità e bellezza.
Raggiungiamo il fondo della discesa e, dopo aver guadato il Torrente Ellero, proseguiamo lungo un tratto pianeggiante che ci accompagna a fianco del torrente.
La sorgente del fiume, situata proprio in questa conca, è un punto di grande interesse naturale. Il torrente, scorrendo placido, ci guida fino a “Sella Ciappa”, un edificio seminterrato con volta a botte, ricoperta di zolle d’erba. Questi particolari edifici, un tempo utilizzati per la conservazione dei formaggi, sfruttavano il parziale interramento e la copertura in zolle per mantenere temperature interne costanti e fresche, garantendo un ottimo isolamento dal caldo.
Poco distante, il sentiero che conduce direttamente al Rifugio Mondovì De Giorgio si snoda davanti a noi. Il nome “Mondovì” non è casuale: è un omaggio all’omonima città monregalese, al battaglione alpini del 1° reggimento e ai tanti volontari che contribuirono alla sua costruzione. Questo rifugio, situato a un’altitudine di 1.761 metri, è stato il primo della sezione CAI Mondovì, costruito nel 1929 e ampliato nel 1945. Dedicato alla memoria dell’alpinista Havis De Giorgio, rappresenta un punto di riferimento per gli escursionisti e gli amanti della montagna.
Il rifugio è immerso in un paesaggio naturale, lontano dal trambusto della vita quotidiana. L’isolamento geografico contribuisce a creare un’atmosfera di tranquillità e serenità, ideale per chi cerca un rifugio dal caos del mondo moderno.
Dalla posizione del rifugio, si gode di una vista panoramica che spazia sulle Alpi Liguri e sulla valle sottostante. Le cime maestose e i vasti pascoli creano un quadro naturale di rara bellezza, che cambia con le stagioni, regalando sempre nuovi spettacoli.
Il rifugio, con la sua storia che risale al 1929, è un omaggio alla tradizione alpina e alla dedizione dei volontari che lo hanno costruito. L’atmosfera è permeata da un forte senso di storia e di appartenenza alla comunità alpina, che si respira in ogni angolo del rifugio.
Proseguiamo il nostro cammino, iniziando a girovagare intorno alla Cima delle Saline. Questo monte prende il nome dal vicino Passo delle Saline, così chiamato perché posto sulla via un tempo percorsa per il commercio del sale tra Piemonte e Liguria. Risaliamo il crinale di un lungo dosso, e il sentiero si sposta sulla destra orografica, serpeggiando tra ondulati pendii prativi. Le numerose tracce, anche create dagli animali al pascolo, complicano leggermente l’individuazione del percorso corretto, ma senza eccessivi problemi, guadagniamo l’ampia e prativa insellatura di Porta Sestrera.
L’ambiente circostante è ricco di flora e fauna, offrendo l’opportunità di osservare la natura in tutto il suo splendore. Il silenzio della montagna, interrotto solo dal vento e dal canto degli uccelli o dalle mucche in alpeggio, permette una connessione profonda e rigenerante con l’ambiente naturale.
Ovviamente per raggiungere tale “isolamento” bisogna affrontare un trekking impegnativo, che aggiunge un senso di avventura e sfida all’esperienza. Raggiungere il rifugio è un’impresa che riempie di soddisfazione e orgoglio, arricchendo l’atmosfera di un senso di conquista personale.