Non so bene perché ma l’altro giorno ho deciso di provare a condividere la mia esperienza di autore di guide alpinistiche ed escursionistiche. Mi son chiesto se non fosse un atto di presunzione perché sicuramente i professionisti e gli operatori a cui mi rivolgo sono già a conoscenza di quanto segue ma magari qualche spunto possono ricavarlo lo stesso.
Spero di aver messo tutto ciò che avevo in mente ma al massimo integrerò, magari anche in base ai consigli di qualcun altro di voi.
Relazionare un percorso può essere cosa facile e difficile al tempo stesso: ne troviamo migliaia su internet e altrettanti sulla carta. I temi sono i più svariati: dalle scalate classiche in un certo gruppo montuoso alle traversate da rifugio a rifugio, dai percorsi verso laghi alpini ai sentieri glaciologici e chi più ne ha più ne metta. Ho iniziato a scrivere quarant’anni or sono e da allora molte cose sono cambiate, soprattutto le esigenze, spesso pretestuose, degli utenti. Pertanto a mio avviso una buona prefazione è il punto di partenza essenziale non solo per spiegare, ma anche per evitarsi dispiaceri e incupimenti.
1) Le condizioni delle nostre montagne sono assai mutevoli, non solo per problemi prodotti da fenomeni geo-morfologici e ambientali, ma anche per l’azione umana: dove ieri c’era una mulattiera il giorno dopo potreste trovare una strada carrozzabile. Per questo motivo è utile segnalare che i vostri percorsi, per quanto verificati, possono essere soggetti a modificazioni dell’ultimo momento. Lo stesso dicasi per indirizzi internet o numeri di telefono.
2) Conseguentemente è importante sottolineare che le descrizioni e le difficoltà segnalate sono indicative e si intendono espresse con la montagna nelle migliori condizioni possibili: non devono quindi mai sostituirsi all’esperienza e alla capacità di valutazione dell’utente. Inserire la data in cui si è fatto il percorso potrebbe essere un gesto di attenzione in più verso il lettore.
3) Ove possibile consigliate sempre almeno un sito internet, una guida cartacea e della cartografia dove l’utente può raccogliere altri dati sul percorso
4) Inevitabilmente, se siamo molto pratici dei luoghi che descriviamo, tendiamo senza accorgerci a sottovalutare certi particolari del percorso: proviamo a pensare sempre con la testa di chi giunge sul luogo per la prima volta, non è esperto e magari ha al seguito compagni poco addestrati. Insomma provate a ragionare come se fosse la prima volta che andate su un sentiero e preferite rimarcarne l’impegno piuttosto che dar tutto per facile e scontato. Ad esempio allungate un poco i tempi di percorrenza. Al massimo vi diranno che erano troppo eccessivi, ma meglio così che l’opposto. Lo stesso dicasi per le difficoltà: non dobbiamo dimostrare quanto siamo bravi ma informare giudiziosamente l’utente.
5) Detto questo cercate di evitare lungaggini nella descrizione. Ci sono relazioni di sentieri in cui si è portati per mano metro dopo metro col risultato di dover leggere testi infiniti nei quali ci si perde nella lettura ancor prima che sul sentiero. Sfoggio di zelo inutile, queste descrizioni sono quanto meno inutili per un uso pratico. Limitatevi a segnalare i punti salienti del tragitto, i bivi e ogni cosa che possa indurre in errore l’escursionista. Il troppo è nemico del giusto.
6) Inserite un paragrafo dedicato all’attrezzatura base per affrontare un percorso. La casistica degli incidenti mostra che a volte anche solo una torcia elettrica avrebbe potuto risolvere situazioni poi sfociate in dramma. Secondo me un berretto di lana, un paio di guanti (anche leggeri), la torcia, un accendino (meglio che dei fiammiferi) e un mini kit di pronto soccorso sarebbero da tenere sempre nella tasca superiore dello zaino assieme ad un telo di alluminio. In totale non si va oltre il mezzo chilogrammo.
7) Situazioni quanto meno imbarazzanti possono essere create anche dall’eccessiva fiducia che oggi si pone nelle strumentazioni tecnologiche come cellulari e GPS. Ho quindi deciso di dedicare un paragrafo in cui avverto di usare questi aggeggi con prudenza: le batterie possono scaricarsi e la copertura telefonica e satellitare può non esserci sempre. Insomma fare come se non li si avesse al seguito e ricorrere ad essi solo per necessità.
8) Per finire dedicate un paragrafo ai consigli generali su come affrontare una gita magari premettendo che nell’incertezza è sempre meglio affidarsi ad una guida o accompagnatore. Ecco di seguito alcuni consigli: Se poco allenati, cominciare con gradualità. Scegliere itinerari di durata e difficoltà al di sotto del limite di allenamento. Comunicare a qualcuno il luogo ove si è diretti. Non andare mai soli e meglio se con compagni che abbiano per lo meno lo stesso grado di allenamento. Controllare le previsioni meteorologiche. In caso di dubbio o di difficoltà impreviste, non esitare a tornare indietro. Non sovraccaricare lo zaino con cose spesso inutili e pesanti (scatolame, bottiglie di vetro, ecc.). Partire presto in modo da avere molto tempo a disposizione, strategia utile in caso di imprevisti, maltempo o errori di percorso. Tornare presto. Per quanto affascinante, l’ambiente montano è soggetto a repentini mutamenti di clima e tempo: non indugiare più di tanto sulle cime o in zone poco riparate, per le soste prolungate preferire luoghi più a bassa quota.
9) Aggiungere infine un elenco di numeri telefonici utili in caso di emergenza.
10) Inevitabilmente siamo umani e fallaci. Scrivere di punti cardinali e direzioni che magari cambiano più volte durante un percorso può facilmente farci sbagliare. Può accadere ad esempio di mettere una destra invece di una sinistra. Personalmente riconosco da tempo di essere facile preda di questa trappola e pongo la massima attenzione nel non caderci anche se non sempre riesco ad evitarla. Ognuno ha i suoi punti deboli, riconoscerli è di grande aiuto per compilare una buona guida.
Recentemente, a titolo sperimentale, ho raccolto delle gite in formato E-book che si posso trovare su Amazon:
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